La storia della 5.30 Brighton…

“Quando vuoi una cosa, allunga la mano e prendila!”

Lunedì alle 4.30am Sabrina (Severi) e Francesca (Grana) mi aspettano, precise, davanti all’hotel. Si parte per il Regno Unito con il furgone 5.30; è l’ultima tappa del tour ma anche quella che presenta più incognite.

Dopo lo scippo di Nottingham abbiamo voluto fortemente far vedere chi siamo ma, soprattutto, dimostrare il valore e la differenza del progetto 5.30 da quelle stupide (e lasciatemelo dire) imitazioni fatte da persone che non sanno nemmeno cosa vuol dire vivere svegliandosi all’alba. Il copia/incolla e le bugie raccontante pensando che la gente sia tutta stupida, hanno avuto l’effetto di un boomerang sicché, i partecipanti, accortisi del raggiro, hanno dato la loro risposta scegliendo semplicemente di non partecipare.

La 5.30 Brighton è stata organizzata in situazione di emergenza per le tempistiche anglosassoni. La prima riunione è stata fatta nella seconda metà di aprile ma i rappresentanti del Council (Comune) si sono dimostrati, da subito, entusiasti di questo life style Made in Italy.
Il lavoro sul campo è stato svolto per intero da Fil (Ciampini) e Jo (Osborne), mentre le riunioni bisettimanali tra di noi, avvenivano in Skype perché, nel frattempo, erano già iniziate le date italiane.

Lungo autostrade semideserte abbiamo raggiunto il traforo del Monte Bianco poi, lungo la Meridiana Verde, attraverso la Francia, passando per la Foret d’Orient, siamo arrivati a Calais nel tardo pomeriggio.
I dintorni del tunnel che passa sotto la Manica sono sempre presidiati da centinaia di poliziotti francesi (il nostro hotel era una delle loro basi logistiche) ma non abbiamo più visto le scene incredibili di due anni fa, quando centinaia di migranti correvano lungo le strade d’accesso al tunnel cercando di aggrapparsi ai camion in transito! Allora, la sosta in hotel fu forzata per ragioni di sicurezza, questa volta è stata dettata dal buon senso di spezzare in due il viaggio per non arrivare distrutti alla meta.

L’organizzazione di una 5.30 comporta tanti piccoli imprevisti da risolvere in pochi minuti e, arrivati a Brighton, il parcheggio del furgone in un luogo sufficientemente vicino è stato uno di questi dato che tutti i garage al coperto avevano altezze non sufficienti per il nostro mezzo.
La cosa positiva dell’imprevisto è che, risolto il problema, hai maturato una conoscenza nuova per l’anno a venire :)… ma, nel mentre, non riesci certo ad apprezzarlo.

L’arrivo, di martedì, nella città che ci ospita, non serve per riposarsi ma per mettere a punto i piccoli dettagli con le persone che ci supporteranno; se qui in Italia basta un’occhiata d’intesa, in UK deve essere tutto scrupolosamente scritto punto per punto sicché, uno Sticky Toffee Pudding sarà il mio meritato premio serale al primo stancante giorno a Brighton.

La cittadina balneare mi è sembrata un’Ibiza inglese; una città d’artisti con una tolleranza e un’abitudine alla diversità tale che, la parola diversità, deve essere stata eliminata dal loro vocabolario. Vicina a Londra (1h30’ di treno) e all’aeroporto di Gatwick (30 min) ha un’università frequentata anche da molti italiani; la città vive praticamente 24 ore, soprattutto in questo periodo di alta stagione, con un’unica piccola finestra di relativa calma: dalle 5 alle 8 del mattino 🙂

Quando il mercoledì arriviamo alla Jubilee Library per allestire la consegna delle t-shirt 5.30, l’atmosfera è già calda e ci avvisano che, nei giorni precedenti, hanno avuto la processione di partecipanti desiderosi di ritirare il proprio capo, nonostante fossero ben specificati ora e data della consegna.

Le ore della consegna, in effetti, volano via in un incrocio di sorrisi, Wow!, Amazing!, Cool! e via dicendo; non sono abituati a questa disponibilità e tantomeno ai sorrisi di chi solitamente, da questa parte della Manica, è serio e irremovibile perché sta svolgendo un compito. Anche noi lo stiamo svolgendo ma, siamo italiani… e questa volta nella accezione positiva!

Al pomeriggio del giovedì, invece, arrivano loro: le sei partecipanti da Nottingham. 400 km per venire a correre la 5.30 poi, 400 km per ritornare a casa. Eroine!

Tre di loro ci riconoscono; parteciparono alla prima 5.30 Nottingham nel 2015 poi, videro il cambiamento negativo nella gestione inglese del 2016, dove non eravamo personalmente sul posto e, quest’anno, ci hanno testimoniato il moto di vergogna degli altri partecipanti quando si è saputo che, nella loro città, si stava spacciando come 5.30 una cosa che non aveva nulla a che fare con noi.
L’ambiguità dei copiatori è stata così deprecabile che il 40% degli iscritti non si è presentato alla partenza quando è stato chiaro che la nostra organizzazione non c’entrava nulla con la copia… e qui, il grafico del nostro orgoglio è schizzato fuori dal foglio di Excel.

La defezione dei partecipanti rispetto al numero degli iscritti, ci hanno comunque detto che è uno dei punti sui quali lavorare, negli eventi podistici in UK ma, l’inganno come la mancanza di sincerità, sono cose che non si perdonano.
Nel 1991, il settimanale satirico Cuore, a caratteri cubitali in prima pagina, definiva così chi spacciava per novità una replica evidente: “Hanno la faccia come il culo!” 🙂

Le iscrizioni alla 5.30 Brighton sono iniziate verso la fine di maggio e, in una nazione dove si pianificano gli impegni un anno per l’altro, i nostri 350 partecipanti (65% donne) sono stati un grande successo anzi, mai a una prima si era vista così tanta partecipazione a detta dei locali! Il fatto che, dalle immagini sembrassero di più, è solo perché erano numeri veri, reali… questo può essere indicativo di quante volte, da noi, si preferisca mentire sul successo di un evento… tanto, chi ti può smentire.

Lo speaker della BBC Sussex, forse, pensava di partecipare a un evento folkloristico organizzato da The Italians ma, dopo aver corso i 5k, intervistato gli entusiasti partecipanti e gustato il ristoro di frutta, ha pensato bene di approfittarne per saperne di più sicché, mentre il sottoscritto e Davide (Franceschetti) andavano a differenziare i rifiuti dell’evento negli appositi contenitori, Sabrina, Fil, Jo, Francesca e due partecipanti, erano on-air negli studi della BBC (… mica pizza e fichi) a raccontare di questo progetto!

Il primo giorno del viaggio di ritorno (siamo partiti il giorno stesso, subito dopo la colazione) è volato con l’adrenalina a mille, tanto che la tratta Brighton-Dover-traghetto-Calais-Bourg en Besse è stata bevuta tutta d’un fiato fino alle 22.30. Una breve pausa di 5 ore in hotel per un sonnellino poi, via di nuovo per Ginevra, Monte Bianco, Vercelli, Alessandria, Piacenza e casa.

“Quando vuoi una cosa, allunga la mano e prendila!” Così disse l’Alex Supertramp di In to the wild mentre la chitarra di Eddie Vedder suonava Guaranteed.
Non c’è mai la garanzia del successo ma, l’intenzione (quella cosa che ti cresce dentro e senti che lo devi proprio fare…) fà smuovere le montagne.

We can change the world!